Pizzo Gallino: una piramide solitaria

Sandro

Il Pizzo Gallino è certamente una delle cime più belle e interessanti, per panorama e ambiente, tra quelle che si ergono nella zona meridionale del Gruppo di Brenta. La sua altezza di 2442 metri ne fa uno splendido balcone da cui ammirare una buona parte di questa grandiosa catena dolomitica.
Il percorso è adatto a tutti coloro che hanno una minima esperienza di percorsi in alta montagna, passo sicuro e resistenza alla fatica; esso non pre- senta particolari difficoltà se non alcuni passaggi nei pressi della cima, che però sono facilmente superabili da chi è abituato a camminare su terreno roccioso e un po’ impervio. Naturalmente la salita va evitata in presenza di neve, ghiaccio e anche dopo piogge abbondanti che possono rendere scivolose le placche rocciose dove si snoda la parte finale della salita.
Fine estate e inizio autunno sono i momenti migliori per impegnarsi a percorrere questo magnifico itinerario in un entusiasmante percorso ad anello che si svolge su un dislivello di 1250 metri circa e per un tempo totale che va dalle 5 alle 6 ore circa, con andatura normale; i sentieri sono segnalati con i segnavia bianco-rossi S.A.T. e con numerazione e indicazioni evidenti e ben visibili. Raggiunto il paese di Andalo si sale in auto- mobile fino al maso Pegorar, un gruppo di case poste sopra il paese a m.1053 di altezza, dove si parcheggia in una piazzola sterrata al limite del bosco.
Lasciata l’auto si imbocca il sentiero S.A.T. 301 che sale subito ripidamente tra gli alberi; in bre- ve si raggiunge e si attraversa per due volte una strada forestale e dopo una mezz’ora circa dalla partenza si giunge a un incrocio segnalato, dove si abbandona il 301, che prosegue verso Malga Spora, per imboccare il sentiero 353 che a sinistra sale in costante pendenza.
In breve tempo si raggiunge dapprima Malga Dagnola Bassa e poco dopo il bel balcone prativo di Malga Dagnola Alta a m 1806 di altitudine; qui la vista si apre e il posto invita a una sosta prima di affrontare la parte più impervia della salita. Ripreso il cammino si sale ripidamente nel bosco fino a raggiungere dopo una ventina di minuti un secondo bivio dove si incrocia il sentiero 352 proveniente da Molveno; si continua a percorrere il 353 che in paesaggio sempre più aperto porta ripidamente fino alla Bocchetta del Gallino a quota m 2130.
Salendo alla Bocchetta si può ammirare verso sud il lago di Molveno, mentre il percorso si snoda ora su terreno aperto fra mughi e roccette mentre la vista abbraccia anche altre cime del Brenta circostanti la nostra bella piramide di roccia, che ora vediamo ergersi sopra di noi.
Raggiunta la Bocchetta, dopo una quarantina di minuti circa dalla Malga, il percorso si fa un po’ più impegnativo, ma con passo tranquillo e un minimo di attenzione si risale senza difficoltà la facile cresta rocciosa sempre ben segnalata che porta alla cima; ora totalmente immersi in uno scenario dolomitico si gode la parte più entusia- smante dell’itinerario che in una mezz’ora circa dalla Bocchetta ci porta alla bella e ampia cima del Pizzo Gallino a quota 2442 metri.
Sulla cima si può comodamente sostare per gode- re il magnifico panorama circostante in ambiente integro e selvaggio, forse uno dei più bei scenari del Brenta meridionale, dato l’isolamento del Pizzo dalle altre cime che lo attorniano.
Per affrontare la discesa ed il ritorno alla partenza ci sono ora due possibilità: una su sentiero segna- to e una senza tracce su terreno erboso. La prima ci porta a ritroso verso la Bocchetta del Gallino dove però non torniamo sul percorso di salita, ma proseguiamo sul sentiero 353 in direzione Malga Spora; il percorso è piuttosto ripido e si svolge su terreno ghiaioso ma non presenta difficoltà. Si scende fra la parete del Pizzo a sinistra e il Monte Dagnola sulla destra con cammino a zig zag e calando parecchio si costeggia anche la cima del Croz del Giovàn per poi scendere in piano fra larici e abeti.
Giungiamo poi ad un bivio per incrociare il sentiero 301 che si prende a destra in direzione est; dopo una mezz’ora circa dal bivio il sen- tiero attraversa una breve cengia attrezzata con cordino, un poco esposta ma larga e facilmente percorribile con la necessaria prudenza. Superata la cengia si scende su strada forestale per incrociare nuovamente il sentiero 353, quello già percorso nella salita alla cima: da qui si prosegue sempre sul 301 nella sua parte già affrontata per la salita, fino a raggiungere in una mezz’ora circa dal bivio, il parcheggio da cui abbiamo iniziato a camminare. La seconda possibilità di discesa dalla cima è adatta ai camminatori più esperti poiché si svolge nella sua prima parte su terreno non segnato, piuttosto ripido anche se non esposto, ma co- munque impegnativo per il fondo erboso che lo contraddistingue.
Dalla vetta si scende verso sud fra erba e roccette senza percorso obbligato ma cercando di indivi- duare i punti di passaggio più facili ed evidenti; la pendenza è ripida ma costante nella sua prima parte, per poi farsi un poco meno erta nella sua parte finale fino a portarci alla Busa dei Lastei, dove con facile discesa agganciamo il sentiero 352 bis che a sinistra ci porta in pochi minuti a congiungerci col 352 e poi con leggera salita al 353 già percorso nell’andata.
Si ridiscende quindi alla malga Dagnola ripercor- rendo l’identico itinerario di partenza. Questa seconda possibilità di discesa è più breve e senz’altro meritevole di essere percorsa ma va assolutamente evitata con terreno anche solo leggermente bagnato, data la scivolosità dell’erba spessa e compatta su cui è necessario camminare. Questo splendido itinerario va affrontato con condizioni meteo sicure anche a causa della mancanza di ripari lungo il percorso, escludendo il precario riparo di malga Dagnola.
Gli amanti dei grandi spazi e delle montagne più solitarie e selvagge, scopriranno in questo giro una meta imperdibile e ambita.
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